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Genitori falliti

Come sempre, uso un titolo forte per far riflettere. L’idea mi è venuta durante un servizio del Tg2 sulla ragazza morta di ecstasy a fine luglio. Penosi i commenti dei carabinieri e dei giornalisti secondo i quali “i ragazzi (oltre alla giovane, il suo fidanzato e altri minorenni) sono ragazzi normali”. Sembra quasi che quello che sia successo sia uno sfortunato incidente stradale, tutti pronti ad assolvere, magari perché anche loro da giovani avevano fatto le loro brave cazzate. Questa propensione ad assolvere senza nessuna valutazione della gravità degli atti è una di quelle forme di lassismo che ha colpito la società italiana negli ultimi decenni. Se con una pallonata rompo una finestra è una bravata, ma, se prendo droga, leggera o pesante che sia, è una demenza esistenziale. E non c’è scusante, non c’è appello.

Nello stesso servizio l’unico forse a capire la gravità della situazione è stato il padre del fidanzato della ragazza che, intervistato sull’uscio di casa, con occhi pieni di tristezza, ha semplicemente detto: “noi genitori dobbiamo fare di più, non solo quando succedono fatti gravi come questo”. Lui almeno aveva capito il suo fallimento di genitore. Fallimento non tanto perché il figlio partecipava a festini con droga, quanto perché non gli aveva insegnato a vivere bene. Magari troppo assente, per lavoro o per incomunicabilità, magari per ottimismo (ingenuamente, molti genitori pensano che i figli imparino naturalmente dalla vita come funzionano le cose). In ogni caso, ora si rendeva conto di aver fatto troppo poco.

genitori falliti

Ben diverso l’atteggiamento dei genitori di Dimitri, il giovane di 30 anni che ha ucciso la fidanzata perché questa lo aveva rimproverato per un tavolo troppo pieno di briciole. La madre ha detto candidamente che “i genitori devono spiegare ai figli dove sbagliano; che ora avrebbero aiutato Dimitri a crescere, a diventare uomo!”. Ora Dimitri ha 30 anni, in 30 anni i suoi genitori non sono stati capaci di insegnargli a non uccidere? E hanno anche il pudore di parlare?

Quello che i genitori non vogliono vedere

Come sapete, la mia valutazione sulle discoteche è nettamente negativa perché non sono altro che il ritrovo di adolescenti ancora molto lontani dalla maturità.

Le immagini circolate ad agosto in seguito alla morte del giovane italiano in Spagna dopo una rissa in discoteca cosa mostrano?

Una massa di giovani che si dimenano senza senso in un carnaio dove ognuno perde di fatto la propria individualità e dove la comunicazione interpersonale è ridotta ai minimi termini; la musica serve solo come ulteriore mezzo per stordire cervelli già annebbiati.

Molti potrebbero dire che parlo così perché non sono più giovane; peccato che da ragazzo quando mi chiedevano “e tu non vieni in discoteca?” bastava un “ma c’è bisogno di andare in discoteca per trovare una ragazza?”.

Ogni genitore dovrebbe sapere che in discoteca ci si va perché:

  • si è ancora inibiti sessualmente e si ha bisogno di una situazione che permetta di “lasciarsi andare”;
  • si è troppo emancipati e il sesso serve per accendere (per poco) una sera;
  • si vuole sballare con l’alcol, spesso (sentita qualche giorno fa) per rilassarsi da giornate di lavoro troppo dure e/o noiose (CAMBIA LAVORO!);
  • si vuole sballare con la droga;
  • si vuole evitare di rimanere soli perché tutto il gruppo di amici ci va (CAMBIA AMICI O IMPARA A RESTARE DA SOLO), di fatto il comportamento del pecorone che subisce l’effetto gregge.

Parliamoci chiaro, chi ama la musica va ai concerti; chi vuole trovare un partner frequenta ambienti più puliti come le palestre o i gruppi finalizzati a qualcosa di comune; chi vuole sballare è perché non ha trovato proprio nulla che valga la pena amare.

Un genitore intelligente queste cose dovrebbe elaborarle da solo e, se in gioventù ha sbagliato, non deve essere così stupido da pensare che “in fondo gli errori dei figli sono quelli che faceva lui”. Scopo di un genitore è insegnare ai figli a vivere, non a ripetere gli stessi errori dei genitori.

Cosa ci vuole a convincere che in discoteca solo “i bambini” (termine offensivo per far capire che un adulto trova altri divertimenti e che un ragazzo, finché passa tutti i week-end in discoteca, molto maturo non è) ci vanno.

Da notare che l’alternativa alla discoteca sono le classiche feste private; anche lì può circolare droga, ma almeno non entrano “spacciatori” esterni.

Dopo aver letto questa nota, chiediti, almeno una volta: sono anch’io un genitore fallito? Spero di no.

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