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Genitori e religiosità

Mi scontro spesso con persone che seguono il sito e si dichiarano “religiose”. Con alcune di loro ho approfondito personalmente il discorso, arrivando persino ad avere ammissione che io avessi ragione sulla fragilità delle religioni rivelate, ma con la chiusura totale del “ma io ci credo lo stesso!”.

Ho indagato perciò il rapporto con la personalità del soggetto e ho trovato una correlazione molto interessante fra rapporto con i genitori e religione, o meglio con la religiosità del figlio.

In sintesi, tutti coloro che hanno un rapporto di sudditanza con i genitori sono molto più facile preda delle religioni rivelate che altri (la condizione è facilitante, non sufficiente, né necessaria!). Cosa vuol dire sudditanza? Vuol dire che non c’è mai stato il distacco) e che, anche da adulti c’è sempre un certo rispetto, una certa sottomissione personale, un affetto che spesso ne fa dimenticare altri più nuovi e attuali (il classico “per me mia/o moglie/marito è sullo stesso piano di mia/o madre/padre”).

Non si arriva certo a situazioni alla Psyco (anche se c’è da notare che molte tragedie nascono proprio da un rapporto morboso con i genitori), ma c’è comunque un “attaccamento” esagerato. Questo attaccamento porta spesso a un degrado della qualità della vita, non solo propria, ma anche dei nostri familiari (figli e coniuge), quando per esempio si deve accudire in casa un genitore per anni, perché si sentirebbe come un inaccettabile tradimento il fatto che viva in una residenza per anziani (non importa se poi resta solo tutto il giorno, non ha un’assistenza medica immediata e non ha di fatto che la socializzazione con i figli che spesso hanno altro a cui pensare).

Tornando alla religione, perché un eccessivo attaccamento ai genitori facilita la religiosità? Innanzitutto perché in molte società gli anziani sono venerati oltre i loro meriti (oggi si può essere saggi anche in giovane età) e le religioni facilitano questa mitizzazione dell’anziano (o del vecchio?), per esempio con il classico “onora il padre e la madre”. Addirittura ci sono adulti che arrivati sui quaranta si atteggiano da vecchi solo per apparire più saggi, più simili a quei genitori dai quali non si sono ancora staccati.

L’attaccamento ai genitori impedisce di razionalizzare il paradosso di Buechner e porta ad accettare l’idea di un Dio padrone (l’analogo del padre padrone). Proprio come si accetta che un vecchio genitore abbia ancora voce in capitolo nella nostra vita da adulti. Se Dio è onnipotente ed è buono perché nel mondo succedono cose orribili? Perché ci fa soffrire e morire? Chi ha una sudditanza genitoriale si arrampica sugli specchi e arriverà persino a sostenere che lo fa per metterci alla prova, che lo fa per il nostro bene, per darci un premio futuro e decine di altre sciocchezze simili. Ma quale padre veramente buono farebbe soffrire i figli solo per metterli alla prova?

Morale: se accetti l’idea di un Dio buono e onnipotente che ci possa far soffrire, probabilmente accetti anche che lo possano aver fatto e lo facciano i tuoi genitori. Forse sarebbe meglio rivedere la loro figura.

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