La comunissima locuzione festa dei morti è quanto mai assurda. La settimana scorsa si è “festeggiata la ricorrenza dei defunti”. Già questa espressione ritrovata su più giornali mi suona illogica: come si può festeggiare il ricordo della morte dei propri cari?
Andando più sul concreto e analizzando il comportamento della gente, devo ammettere che un che di festa c’è: alla festa dei morti tutti tirati a lucido, persino i bambini coinvolti dai genitori in viaggi al camposanto dei quali farebbero francamente a meno; grandi mazzi di fiori, alcuni dai colori così sgargianti che potrebbero usati persino per un matrimonio, se non fosse per la specie (crisantemi); belle auto lavate per l’occasione di un rientro al paese natale dalla grande metropoli.
Prima domanda: perché i fiori un solo giorno all’anno (“la festa dei morti”)? E perché così tanti? Tralasciando il cattivo pensiero (ma a pensar male spesso ci si azzecca) di una sfida inconscia alla tomba più bella, non se ne capisce proprio il motivo se non per il sostegno alla floricoltura italiana.
E i fiori finti? Mitici perché consentono di non tornare al cimitero che dopo mesi, se non l’anno dopo!

L’idea di commemorare i defunti nasce su ispirazione di un rito bizantino che celebrava tutti i morti, all’incirca in un periodo compreso tra la fine di gennaio e il mese di febbraio
E i lumini? A parte la prova di abilità (e di pazienza) di accenderli quando c’è vento, qual è il significato profondo, visto che per il resto dell’anno molti poveri defunti non hanno che il conforto di una luce elettrica regolarmente fatturata ai parenti dall’amministrazione comunale che gestisce il cimitero?
- Avete portato tanti fiori e siete rimasti soddisfatti di aver preparato belle tombe, sicuramente sopra la media?
- Avete acceso tanti lumini?
- Siete tranquilli perché i fiori finti non appassiranno?
Sigh…
Sulla tomba di mio padre io ho portato un mazzo di penne di fagiano, di quelli presi quest’anno; so che per molti suonerà di pessimo gusto, ma lui era un cacciatore.
Aggiornamento
Non voglio rubarvi più di un secondo, condividendo assolutamente il “sigh…” conclusivo presente nel vostro commento e sperando di donarvi un sorriso. Vorrei solo aggiungere alle vostre simpatiche e realistiche descrizioni i mirabili casi di furto dei fiori spesso denunciati da coloro che tornano in visita nei giorni successivi alla ricorrenza dei morti. Vi saluto con cordialità. M.