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Cos’è la caccia

Chiediamo a un cacciatore cos’è per lui la caccia.

Proviamo a sostituire cacciatore con “uomo” e caccia con “donna” e si comprenderà il test. Cosa pensare di un uomo che dice che per lui una donna è un divertimento, un hobby, uno sport, un’arte o un oggetto d’amore?

Un divertimento -> Da abbattere al posto del fagiano. In genere è un violento.

Un hobby -> Si può usare una cartuccia dell’11 per non ferirlo gravemente, ma anche questo soggetto non è granché.

Uno sport -> Bisognerebbe indagare come va a caccia, ma cosa ci sia di sportivo nel far fare tutto al cane o nello sparare magari 35 g di piombo a un’allodola che ne pesa altrettanti, non saprei proprio.

Un’arte -> In genere è un contemplativo, cioè un intellettuale, spesso con formazione umanistica.

Un oggetto d’amore (una religione) – La mia risposta (nota: religione nel senso letterale del termine, come attività che ha un suo codice etico, non strettamente collegato a una rivelazione divina).

Domani mattina, se non nevica (con il terreno coperto di neve non si può cacciare), vado a caccia. Troverò Claudio. Io e lui praticamente ci dividiamo la zona attorno all’Area Rossa. Gli altri cacciatori ormai la evitano perché ci siamo noi due; alcuni, senza esagerare, ci odiano, quell’odio che nasce dall’invidia, l’ira degli stupidi. Perché noi ci siamo sempre, mentre loro vorrebbero fare un giretto di un paio d’ore, sparacchiare a un fagiano facile, come si faceva tanti anni fa quando di fagiani ce n’erano tanti.

caccia

Quest’anno è più dura, ma io e Claudio inventiamo tantissimi fagiani, quelli che un altro cacciatore “bravo” che caccia “per divertirsi” magari fa in dieci anni. A dire il vero, lui da quest’anno è in pensione e fa qualche fagiano più di me, ha un cane che macina chilometri e fa passare in un minuto il terreno che io e Cassie battiamo in dieci.

Ci stimiamo, cosa incredibile visto che fra cacciatori di solito c’è solo invidia (trasforma la tua invidia in ammirazione per chi è più bravo di te!). È una delle poche persone che mi ha insegnato qualcosa al positivo (molte cose le ho apprese al negativo, imparando dagli errori altrui). In particolare mi ha insegnato a cacciare il fagiano, io che con mio padre avevo sempre cacciato la lepre con i segugi.

Chi caccia per divertirsi, dopo poco si stufa e pensa che non ci siano più fagiani, ammesso che ne abbia trovato uno. Noi sappiamo che uno c’è sempre, se la terra vuole che ci sia.

Ricordo una mattina di dicembre di un paio di anni fa, a cinque sotto zero con la nebbia che inghiottiva tutto: ci incontrammo, ormai eravamo i soli che battevano ancora la campagna, da giorni non prendevamo nulla (sembravamo i protagonisti de Il vecchio e il mare, ricordate: “Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.”). Scambiammo qualche battuta, poi ci “accordammo”, lui andò verso il canneto, io verso la Rotta.

Poco dopo dal canneto riecheggiò uno sparo, l’aveva preso. Nella mente cercai d’immaginarmi come il suo cane l’aveva trovato, sorrisi, forse ne avrei trovato uno anch’io. Feci ancora qualche passo lungo la roggia quando partì un maschio, praticamente dal nulla, tanto la riva era pulita. Cadde al di là della roggia e dovetti guadarla per andarlo a riprendere, mentre Cassie mi aspettava con la zampa sul fagiano (non le avevo mai insegnato il riporto, mea culpa). Fui sicuro che in quel momento Claudio stava sorridendo.

I pantaloni erano fradici, ma la mattina era appena cominciata, a cinque sotto zero faceva caldo.

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